Il tema della struttura architettonica e della decorazione nelle costruzioni salentine affascina sin dagli anni settanta Pio Tarantini che nei primi anni ottanta inizia questa ricerca con cui fa il suo esordio nel suo lungo percorso espositivo. La metodologia di ripresa, con poche eccezioni, è in genere rigida: l’oggetto è una porzione delle facciate delle case, con una inquadratura frontale che include un piccolo pezzo dell’angolo superiore della porta d’ingresso insieme a qualche ulteriore dettaglio di cornicione o di ornato. Interessante il risultato, oltre che per motivi formali, come documentazione di una produzione artistica considerata minore, rispetto ai fasti barocchi salentini, e comunque in via di estinzione: a parte i fregi dei palazzi storici, infatti, protetti dalla importanza insita nel manufatto, i fregi e i colori a calce sarebbero stati, negli anni a venire, destinati a scomparire. Un tripudio di colori, rossi, azzurri, gialli, declinati in tutte le possibili varianti, accesi o tenuemente pastello così com’è nella tradizione della decorazione popolare salentina.