In pieno clima di impegno sociale e politico Pio Tarantini realizza nel 1972 questo suo primo lavoro organico documentando alcuni quartieri degradati a Brindisi: si tratta di fotografie in bianco e nero, realizzate in formato 6×6 cm con una macchina professionale e ricorrendo talvolta all’uso del flash per illuminare i bui interni delle case. . I quartieri esaminati sono alcuni della periferia brindisina che in quegli anni sembravano ancora ricordare la povertà del dopoguerra, e un quartiere del centro storico, San Pietro degli Schiavoni, dove poco dopo ci sarebbe stato un imponente sventramento per la costruzione di un grande teatro.
Lo stile ‒ ma più che di stile per l’allora giovane fotografo si può parlare di metodologia della ripresa ‒ richiama quello tradizionale della fotografia di reportage dove si alternano immagini molto descrittive e crude ad altre più poetiche, come quelle dei bambini che giocano, queste ultime più vicine alla poetica di Cartier-Bresson.  Nello stesso periodo realizza a Milano, il giorno di Capodanno del 1973, un piccolo ma denso reportage sulla fabbrica occupata Geloso. L’interesse per il reportage sociale accompagnerà quasi sempre il percorso di ricerca di Pio Tarantini anche se declinato negli anni in forme diverse.